Pugili italiani
La Boxe di Roma '60
Franco De Piccoli era un gigante che amava ballare, Franco Musso un ex ragazzino terribile redento dalla boxe e dalla fede in Dio, Carmelo Bossi trovò grazie alle Olimpiadi - e alla neonata televisione - la donna della sua vita; Sandro Lopopolo, Primo Zamparini e il più bravo di tutti, Nino Benvenuti che aveva cominciato la sua carriera a tredici anni tirando pugni a un sacco di juta riempito di granturco, nella palestra che si era costruito in cantina.
Sono alcuni dei protagonisti della straordinaria olimpiade romana del pugilato italiano, che si arricchì - grazie alla sapiente regia di Natalino Rea, leggendario allenatore che arrivava da Trastevere - di tre medaglie d'oro, tre d'argento e una di bronzo, un risultato mai più ripetuto.
Ecco quindi le suggestioni da Dolce Vita e le gesta di molti molti eroi nel nuovo spettacolare Palazzo dello Sport di Nervi e il fascino della televisione.
E su tutto e tutti, la magia di un ragazzo americano che aveva terrore degli aerei e che proprio dal ring romano spiccò il volo fino a diventare il più grande di tutti, l'uomo che avrebbe rivoluzionato il mondo del pugilato e dello sport mondiale: Cassius Clay.
La sera del 5 settembre, alle ore 21.00, iniziarono, al Palazzo dello Sport, le finali di pugilato. Era forse l'avvenimento clou di quei Giochi, tanto che i costi dei biglietti arrivarono alle 6.000 lire, un prezzo ben più alto che per qualsiasi altro evento. L'Italia aveva portato in finale ben sei pugili sui 20 che si contendevano le dieci medaglie d'oro. Gli altri erano americani (3), sovietici (3), polacchi (4) e ne avevano uno ciascuno Cecoslovacchia, Ghana, Sud Africa e Ungheria. Negli undici giorni del torneo, si erano disputati 280 match con pugili di 54 paesi.
Nei primi 5 incontri di finale, gli italiani collezionarono una vittoria con Musso e due sconfitte (Zamparini e Lopopolo).
Argento per Lopopolo e Zamparini
Zamparini batte l'americano Amstrong
Zamparini vs Panagiotis
Musso vs Adamski
Musso vs Song
Poi, nella finale dei Pesi Welter, Nino Benvenuti, già campione euopeo e considerato il pugile più micidiale della squadra italiana, ottenne il primo knockdown della serata, mandando al tappeto il il sovietico Yuri Radonyak al primo round. Questi si rialzò e riusci a restare in piedi fino alla fine delle tre riprese regolamentari, finendo poi battuto per 4-1 nel verdetto dei giudici.
Era poi la volta di Carmelo Bossi che doveva vedersela con uno dei pugili mgliori delo squadrone statunitense: Wilbert McClure che era più alto ed aveva un allungo maggiore del suo rivale. Nonostante questo vantaggio l'americano cominciò con cautela, lasciando che l'italiano mettesse a segno qualche colpo al corpo nel primo round. Nel secndo Bossi riuscì solo a tentare di passare per vie interne e abbracciarsi all'avversario, tirandosi addosso l'attenzione costante dell'arbitro.
Nel più scatenato round finale, McClure prese a muoversi rapidamente e non si fermò più, mettendo a segno diversi colpi che gettarono Bossi sulle corde e a non lasciagli poter far altro che tentare una inutile difesa fino al gong finale. La medaglia d'oro venne assegnata all'americano con il punteggio di 4-1.
Alcune immagini dell'incontro tra Bossi e McClure