Davis - Helliot - Le Olimpiadi d'Italia

LE OLIMPIADI D'ITALIA
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Davis - Helliot

Otis Davis

La prima finale del 6 settembre fu quella dei 400 metri piani. I concorrenti alla partenza erano i tedeschi Manfred Kinder e Carl Kaufmann, gli americani Otis Davis e Earl young, il sudafricano Malcom Spence ed il più esotico di tutti, l'indiano Milkka Singh, soprannominato "il Singh volante", che correva con una folta barba e i capelli lunghi sciolti, a volte raccolti in un turbante o legati in cima in un nodo con un fazzoletto.

The first final on September 6 was the 400-meter. The competitors at the start were the Germans Manfred Kinder and Carl Kaufmann, the Americans Otis Davis and Earl young, the South African Malcom Spence and the most exotic of all, the Indian Milkka Singh, nicknamed "the flying Singh", who ran with a thick beard and his hair gathered in a turban or tied up in a knot with a handkerchief.

Allo sparo dello starter, Singh e Spencer partirono come dei razzi prendendo subito il comando, quindi il sudafricano aumentò la frequenza e tenne il comando fino a tre quarti di gara. A quel punto l'accelerazione di Davis lo condusse ad affiancare il provvisorio leader della gara. Spencer cedette subito, Singh non rispose e così l'americano uscì in dirittura con un buon vantaggio su Spencer. Ma era ora il turno di Kaufmann di dare fondo alle sue energie, lui che era il vero favorito dai pronostici. Il rush del tedesco lo portò letteralmente a mettere il sale nella coda di Davis, ma l'americano gli sfuggì proprio sul traguardo, altri 5 metri e lo avrebbe ripreso. Il suo ritardo sul filo di lana fu di solo 1 centesimo di secondo, ma il tempo che apparve sul cartellone fu di 44"9 per entrambi, bisognava attendere l'esito del fotofinish. Poi, quando ci fu l'annuncio della sua vittoria, Davis saltò in aria dalla panchna come una palla, danzò una danza scomposta ricca di salti che qualcuno definì "scimmieschi" e si mise a ridere fragorosamente. Bronzo al sudafricano Malcolm Spencer (45'5).

At the starter's shot, Singh and Spencer started like rockets and immediately took the lead, then the South African increased the frequency and held the lead until three quarters of the race. At that point Davis' acceleration led him to flank the provisional leader of the race. Spencer immediately gave way, Singh did not respond and so the American came out on the straight with a good advantage over Spencer. But now it was Kaufmann's turn to use all his energies, he who was the true favorite according to the predictions. The German's rush brought him very close to Davis, but the American eluded him right at the finish line, another 5 meters and he would have caught him. His delay on the finish line was only 1 hundredth of a second, but the time that appeared on the poster was 44"9 for both of them. Then, when the announcement of his victory was made, Davis jumped up in the air from the bench like a ball, danced a discombobulated dance full of jumps that someone called "monkey-like" and started laughing loudly. Bronze to South African Malcolm Spencer (45'5).
Karl Kaufmann
Otis Davis
Herbert Helliot
"Quando corre sembra attingere all'espressione istintiva e incondizionata di tutte le sue potenzialità, può disporre di un cervello capace di regolare la sua corsa, nessun altro atleta a Roma ha esercitato una tale superiorità sui suoi rivali come Helliot nei 1500 metri", questo scrisse di lui un noto giornalista del Sunday Times, dopo aver visto correre Herb Helliot nella finale di Roma.
"When he runs he seems to draw on the instinctive and unconditional expression of all his potentialities, he may have a brain capable of regulating his running, no other athlete at Rome exercised such superiority over his rivals as Helliot in the 1500 meters", this a well-known journalist of the Sunday Times wrote of him, after seeing Herb Helliot run in the Rome final.

Nella finale dei 1500 metri, Helliot si collocò sulla corsia interna e venne superato da molti concorrenti trovandosi subito imbottigiato nel gruppo centrale. Alla fine del primo giro era quarto e rimase in quella posizione anche nel secondo giro. Poi, dopo la prima curva del terzo giro di pista, avanzò facilmnte al comando, staccando di pochi metri il francese Michel Bernard e l'ungherese Istvan Rozsavolgyi. Proseguì sullo slancio senza spingere per mezzo giro, prima di sprintare in avanti d'improvviso, come se fosse stato spinto da un motore a reazione. Nella curva che lo portava all'ultimo giro, cominciò ad incrementare il suo vantaggio. Mentre spingeva sul rettilineo finale, Helliot dovette lottare contro la stanchezza. E lottò, non mollò e vinse demolendo, con il tempo di 3'35"6, il vecchio record olimpico, stabilito dall'irlandese Ron Delaney a Melbourne quattro anni prima, di quasi 6 secondi.

At the start of the 1500 meter final, Helliot placed himself on the inside lane and was overtaken by many competitors, finding himself immediately bottled up in the central group. At the end of the first lap he was fourth and remained in that position also on the second lap. Then, after the first curve of the third lap, he easily advanced to the lead, beating the French Michel Bernard and the Hungarian Istvan Rozsavolgyi by a few meters. He continued on the momentum without pushing for half a lap, before sprinting forward suddenly, as if he had been pushed by a jet engine. In the turn leading into the final lap, he began to increase his lead. As he pushed down the final straight, Helliot struggled with fatigue. And he fought, he didn't give up and he won, demolishing, with a time of 3'35"6, the old Olympic record, set by Irishman Ron Delaney in Melbourne four years earlier, by almost 6 seconds.
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